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In Sicilia falchi addestrati per ‘bonifica’città da piccioni

Redazione

Lavorare con gli occhi di un falco. Un’antichissima tradizione, la falconeria (se ne parla già nell’Epopea di Gilgamesh, testo di 4500 anni fa) diventa una professione ad alta specializzazione e ben remunerata in una regione, la Sicilia, dove il lavoro è sempre più scarso (la disoccupazione viaggia oltre il 22%) e spesso l’unica alternativa è ‘fare le valige’. E’ il caso di due cugini imprenditori, Davide e Pasquale Li Gambi che hanno fatto della loro passione da ragazzi un’attività economica. Nulla a che vedere con la caccia però: i falchi servono infatti a ‘bonificare’ zone pubbliche come stadi, capannoni industriale, aeroporti e piazze cittadine, dalla presenza spesso difficilissima da gestire di storni, piccioni e gabbiani. E se in alcune situazioni come nei capannoni, l’attività è legata prevalentemente all’igiene del sito, per altre, come negli aeroporti, la presenza di volatili liberi può essere un rischio non di poco conto.

Nata a Mazzarino (provincia di Caltanissetta) circa 10 anni fa, la Bird Control Unit si è aggiudicata una serie di lavori in Sicilia, anche di una certa entità, e che è attualmente attiva per tenere in sicurezza lo stadio della Favorita di Palermo oppure il petrolchimico di Augusta, o la centrale Enel di Termini Imerese. Un’attività ora in via di espansione e che ad oggi, nonostante la crisi, consente ai due imprenditori di pensare a ulteriori investimenti. Un lavoro che inoltre – spiegano – è “assolutamente compatibile dal punto di vista ambientale e a impatto praticamente zero”. E che soprattutto consente di prevenire situazioni come quelle che, ad esempio, puntualmente si creano a Roma in autunno quando decine di migliaia di storni costringono il Comune a chiudere intere zone del centro città, soprattutto sul Lungotevere, a causa della presenza di guano. I due imprenditori ci tengono a spiegare come la loro attività non preveda, grazie ad alcuni stratagemmi da loro messi a punto, l’eliminazione di alcun volatile, ma solo il loro allontanamento. E questo anche in risposta a chi confonde ancora la falconeria come una cruenta attività venatoria o peggio ancora con il bracconaggio. Inoltre – sottolineano – il loro impegno è anche quello di presidiare ogni primavera alcuni siti di nidificazione di specie di rapaci molto rare. “Abbiamo iniziato da ragazzini – spiegano – quando i nostri genitori portarono a casa un falco ferito che curammo e rimettemmo in libertà. Da allora ci è rimasta questa passione che a un certo punto decidemmo di far diventare un lavoro. Fu allora che acquistammo Lola e Pancho, due poiane di Harris che lavorano ancora insieme a noi, in un allevamento inglese e iniziammo l’addestramento”. Ora l’idea è quella di espandere l’attività: “ma non è semplice. – spiegano – Nonostante la Sicilia sia una regione ‘Obiettivo 1’ non esistono finanziamenti del ministero delle politiche agricole per attività come la nostra. Ma certo è che far crescere la nostra attività sarebbe un’occasione di lavoro anche per molti ragazzi di questa zona.
Ci stiamo ragionando”.

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