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Parlamento Ue chiede norme contro sfruttamento nel tessile

Redazione

Obbligare i fornitori di tessuti e di abbigliamento a rispettare i diritti dei lavoratori: è quanto chiede il Parlamento Ue alla Commissione europea con una risoluzione non vincolante adottata con 505 voti in favore, 49 voti contrari e 57 astensioni. Nel testo si suggeriscono una serie di misure: secondo gli eurodeputati la Commissione dovrebbe presentare una proposta legislativa per un sistema vincolante simile a quello adottato per i cosiddetti diamanti insanguinati. L’Ue dovrebbe garantire che i Paesi esportatori di prodotti tessili con accesso preferenziale all’Ue rispettino gli standard sociali e producano tessuti sostenibili, mentre gli Stati membri dovrebbero promuovere attivamente i diritti dei lavoratori con i Paesi partner. Infine bisognere rendere visibile sulle etichette dei vestiti “l’impatto sociale della produzione”.

Secondo l’Organizzazione mondiale del commercio, più del 70% delle importazioni di tessuti e vestiti dell’Ue arriva dall’Asia, con Cina, Bangladesh, India, Vietnam, Cambogia e Indonesia tra i maggiori produttori. La maggior parte degli acquirenti sono marchi globali che cercano prezzi bassi e tempi di produzione stretti, le cui conseguenze di solito cadono sui lavoratori. Ma i deputati rilevano che queste pratiche danneggiano anche l’industria dell’Ue, in quanto provocano dumping sociale.

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