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Dipendenti Abramo CC,’protesta alla Regione e Capodanno Rai’

Redazione

Spostare la protesta alla cittadella regionale e sotto il palco del Capodanno Rai che si sta costruendo a Crotone.

Sono queste le intenzioni dei dipendenti della Abramo Customer center di Crotone per alzare il livello della protesta contro la decisione dell’azienda di porre, dall’1 gennaio 2024, 493 dipendenti in cassa integrazione a 0 ore.

Provvedimento che coinvolge i dipendenti delle sedi di Catanzaro, Montalto Uffugo, Crotone e Palermo dopo la scelta di Tim di non rinnovare i contratti di call center per una serie di servizi.

Dopo la protesta spontanea di ieri, a Crotone, stamani in tutte le sedi è iniziato il primo dei due giorni di sciopero proclamati dalle segreterie regionali Slc-Cgil, Fistel-Cisl, Uilcom-Uil ed Ugl-Telecomunicazioni. A Crotone, dove i lavoratori coinvolti dalla Cig sono 90, tutti i 500 dipendenti della Abramo CC si sono ritrovati nel piazzale dell’azienda che proprio qui ha visto gli albori a fine anni Novanta. In attesa di avere risposte da Prefettura e Regione Calabria, alla quale i sindacati hanno chiesto di convocare incontri sulla vertenza, i dipendenti sono orientati a non attendere oltre ed andare alla Regione “visto che né il presidente Occhiuto, né l’assessore al lavoro Calabrese si stanno interessando di un problema che coinvolge centinaia di lavoratori”.

Sotto accusa sono gli amministratori straordinari della Abramo CC – che si sono fatti sentire ieri chiedendo di non creare danni all’azienda con la protesta inscenata – ma anche la Tim che con ha tolto i servizi all’Abramo. “Tre settimane fa ci hanno fatto fare dei corsi di formazioni per nuove lavorazioni – spiega una dipendente – ed oggi ci tolgono d’improvviso le commesse. Grazie a noi Tim ha sviluppato i suo servizi e li ha migliorati per la gestione del cliente. Questo è il ringraziamento: ci ha dato il ‘pacco’ di Natale”.

Sotto accusa anche i sindacati che per molti lavoratori non hanno saputo gestire la vertenza, lasciando troppi spazi agli amministratori giudiziari ed alla Tim, e non sono riusciti a portare il problema a livello nazionale.

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