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Il cardinale Martini e le armi dei terroristi

Redazione

– Era il 13 giugno 1984: nell’Arcivescovado di Milano uno sconosciuto si presentò al segretario del cardinale Carlo Maria Martini, don Paolo Cortesi, e abbandonò sul tavolo tre borse, contenenti due fucili kalashnikov, bombe a mano, altre armi e munizioni. Era l’arsenale dei “Comitati Comunisti Rivoluzionari”, gruppo terroristico di sinistra, ritenuto contiguo alle Brigate Rosse, che negli anni settanta aveva firmato eclatanti azioni di sangue. L’arsenale fu consegnato al cardinal Martini, figura carismatica a Milano, arcivescovo dal 1980 al 2002, del quale il prossimo 31 agosto ricorre il quinto anniversario della morte.
La consegna di quelle armi voleva indicare una volta di più la fine definitiva della lotta armata e sollecitare una mediazione della Chiesa per una “riconciliazione umana, sociale e politica”. Il cardinale consegno le armi alla polizia e scelse il silenzio su quel gesto. Il fatto emerse alcuni giorni dopo durante un processo a circa 200 imputati, molti dei quali accusati di banda armata.

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