Parlano di “un patto di scambio” avvenuto “concretamente” tra l’ex assessore regionale Domenico Zambetti e Eugenio Costantino e Giuseppe D’Agostino come “referenti e portavoce di alcune importanti famiglie mafiose della ‘ndrangheta lombarda” le motivazioni della sentenza con cui il Tribunale di Milano a febbraio ha inflitto pene dai 16 anni e mezzo in giù, tra cui 13 e mezzo allo stesso Zambetti, nell’ambito del processo sulle presunte infiltrazioni delle cosche calabresi in Lombardia e sul voto di scambio. Nelle motivazioni il giudice Maria Luisa Balzarotti scrive che il “contraente” di Zambetti è una organizzazione criminale unitaria in cui sono federate le famiglie di ‘ndrangheta operanti in Lombardia”. E sottolinea che “tale compattezza e unitarietà che rende elevatissimo il potere criminale dell’associazione è nota a Zambetti, ed è ciò che gli garantisce di trarne dal negozio illecito l’utilità che si propone: quella cioè di ottenere un numero di voti di tale entità da assicurare la sua elezione”.
‘Boss hanno garantito elezione Zambetti’
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