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Partono le celebrazioni per ricordare Saverio Strati – Cineteca della Calabria e Associazione Dante Alighieri a Catanzaro con la proiezione gratuita di “Terrarossa”

Redazione

In occasione dei dieci anni dalla scomparsa e cento anni dalla nascita di Saverio Strati, la Cineteca della Calabria e la Dante Alighieri   hanno dato il via ad un omaggio allo scrittore calabrese, al Supercinema di Catanzaro, con momenti di approfondimento  destinato al pubblico, con particolare attenzione al mondo dellal scuola. Si tratta di un primo appuntamento dedicato agli scrittori calabresi nel cinema, che la Cineteca propone nel 2024, al quale seguiranno altri incontri. La narrativa calabrese del Novecento ha per taluni critici una sua «linea», che corrisponde alla realtà culturale della regione, che nel nostro secolo ha prodotto scrittori storicamente impegnati. È una narrativa fedele ai temi tradizionali del romanticismo calabrese, quelli dell’uomo di fronte alla natura e alla realtà che lo circonda, le sue reazioni di fronte alle novità. La mattinata, fortemente partecipata dal Liceo Artistico De Nobili, dall’Istituto Agrario di Catanzaro e dal Liceo Classico Galluppi, ha visto la proiezione del film Terrarossa di Giorgio Molteni, e gli interventi della Presidente della Dante Alighieri Teresa Rizzo, di Eugenio Attanasio per la Cineteca della Calabria, dell’assessore alla Cultura del Comune di Catanzaro Donatella Monteverdi. Il presidente della Cineteca della Calabria, il regista Eugenio Attanasio, ha annunciato la volontà di collaborare con la Biblioteca Comunale “Saverio Grande” di Cropani, recentemente inaugurata alla presenza dell’assessore alla Cultura del Comune di Catanzaro prof.ssa Donatella Monteverdi e di altre prestigiose autorità. Il regista Attanasio, infatti, sottoporrà un programma di iniziative cinematografiche e letterarie al Comitato di gestione della biblioteca composto da Raffaele Mercurio, Presidente; Luigi Stanizzi,  Responsabile; Giulia De Fazio Vice responsabile,  Paolo Dragone Segretario,
Giuseppina Ruffo,  Rappresentante della maggioranza consiliare; Anita Brescia, Rappresentante della minoranza consiliare; Rosita Femia, Rappresentante della scuola primaria Istituto comprensivo Cropani-Simeri Crichi; Santina Logozzo, Rappresentante della scuola secondaria di primo grado Istituto comprensivo Cropani-Simeri Crichi; e dai componenti esperti Pietro Pitari, Noemi Grano, Luigi Loprete,  Gianluca Pitari.  Al Supercinema i ragazzi hanno potuto assistere alla proiezione ed essere così introdotti al mondo dello scrittore, che ha vissuto gli ultimi anni della sua vita a Scandicci. Saverio Strati è stato a lungo dimenticato, trascurato, a volte persino ignorato dalla sua terra, complice anche una passata politica culturale della Regione che non valorizzava i propri figli, quasi si vergognasse delle loro origini. Strati è stato un grande uomo e un immenso scrittore. Ha raccontato Calabria e calabresi. Scritto capolavori, vinto il Campiello, e anche pianto. Contadino e muratore. Calabrese affetto dal demone della narrazione, emigrante. È necessario ricordarne la figura e avvicinare i ragazzi delle scuole alla conoscenza di questo grande scrittore realista, che ha saputo descrivere il suo territorio d’origine. Nel film di Molteni, durante la guerra, quattro muratori vanno a Terrarossa per costruirvi delle case popolari. Il più giovane è mastro Filippo, un ragazzo sempre pronto a inventare storie e sogni. Il paese è arretrato; la gente illumina la notte con schegge di pino, vive nelle grotte assieme alle capre, si nutre di castagne: e la farina del tesseramento non arriva, a causa degli intrighi del podestà. Gli altri muratori spingono il popolo alla ribellione. In questa ribollente atmosfera, nuovi elementi sopravverranno a movimentare la vicenda: la fuga di Filippo, l’alluvione.
Il film è tratto dal romanzo di Saverio Strati  “La teda”,  per il quale il critico Geno Pampaloni scrisse: “Come in Alvaro, il mondo della protesta e il mondo della sofferenza si intrecciano intimamente, all’interno di un sentimento della tradizione che di fatto coincide con la poesia. Le sue parole sono quiete e solenni, una musica grave, propria del linguaggio dei padri, non c’è nulla di meno ‘sperimentalistico’ del suo raccontare: il suo dolore è un dolore antico.”

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