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Crotone, acqua: Agricoltori a secco presidiano centrale A2A

Redazione

Oltre 100 agricoltori, provenienti dai comuni di Isola Capo Rizzuto e Cutro, in provincia di Crotone, stanno presidiando da questa mattina la centrale idroelettrica e la vasca di accumulo dell’acqua di località Calusia che si trova nel comune di Cotronei. La protesta è dovuta alla mancanza di acqua per l’irrigazione di campi ed è rivolta principalmente contro A2A per la gestione dei rilasci di acqua che, dicono, sono stati ridotti nonostante gli impegni presi nelle scorse settimane con la Regione.

Gli agricoltori, a bordo dei trattori, dopo aver percorso le statali 106 e 107 hanno iniziato il presidio in forma pacifica davanti alla centrale di Calusia. “Rivendichiamo il diritto di portare a conclusione le colture in atto – ha sottolineato il portavoce degli agricoltori Tonio Tambaro -. Una società come A2A, che si occupa di sociale anche a livello nazionale, si è completamente disinteressata ai bisogni della comunità, chiudendo in maniera repentina l’acqua il 18 agosto. Abbiamo perso tutte le colture. La protesta andrà avanti finché non si raggiungerà un risultato a noi favorevole”.
Gli agricoltori, come aveva già fatto il Consorzio di bonifica Ionio crotonese che gestisce la rete irrigua, ribadiscono la necessità di rimodulare la convenzione risalente al 1969 che regola i rapporti tra la Regione la A2A riguardo la concessione dei bacini silani per l’uso idroelettrico. “Le regole sui rilasci di acqua non sono più quelle di 52 anni fa perché l’agricoltura è radicalmente cambiata. L’acqua appartiene alla Regione Calabria – ribadisce Tambaro – che avrebbe potuto trovare un accordo con A2A non mettendo in ginocchio gli agricoltori. Noi stiamo continuando ad elemosinare pochi metri cubi di acqua per le colture quando sul versante Neto l’acqua va a finire in mare come ha dimostrato il Consorzio di bonifica.
Non dico che non sia giusto produrre energia elettrica ma credo che, vista la situazione, bisognerebbe dare priorità alla gente e alle colture. Non è giusto da parte della società e della Regione ignorare il fatto che sono andate perse le colture e di conseguenza soldi per molte famiglie a discapito delle industrie che rimangono intoccabili”. (ANSA).

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