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Crotone: “Pronto a tornare per combattere talebani’, l’appello lanciato da Jafhar Safi, presidente della comunità afghana in Calabria ai suoi connazionali.

Redazione

“Se c’è bisogno sono pronto a tornare nel mio paese per combattere i talebani. La nostra terra ci chiama a lottare nella resistenza, non dobbiamo avere paura”.

E’ l’appello lanciato da Jafhar Safi, presidente della comunità afghana in Calabria ai suoi connazionali. Safi vive a Crotone dal 2013, quando è arrivato su un barcone partito dalla Grecia insieme a tanti suoi connazionali. Adesso gestisce un autolavaggio. Jahfar, di 31 anni, è figlio di un politico che ha combattuto i talebani tra il 1996 e il 2001 e dai quali è stato ucciso. E’ fuggito dal suo paese dopo essere rimasto vittima di un agguato nel quale ha perso la vita suo fratello. In Afghanistan sono rimasti la madre, la moglie ed i 5 figli dei quali non ha notizie da giorni. Adesso è in contatto con i figli del comandante Massoud che ha combattuto i talebani per 25 anni.
“Li conosco bene – dice – siamo cresciuti insieme. Mio padre era molto legato a loro. Se c’è bisogno sono pronto a tornare”.
Safi non crede ai Talebani moderati. “L’Europa, tutto il mondo – dice – non deve riconoscere il governo di chi è arrivato con il fucile. Nessuno deve riconoscere come politici i talebani. Nessuno in Afghanistan li vuole. Dal mio Paese mi giungono notizie terribili. Alcuni soldati e poliziotti afghani che conosco hanno scritto che i talebani li cercano e gli sparano. Alcuni sono riusciti a fuggire e si nascondono. Ci stanno chiedendo aiuto farli scappare, ma come? E’ da 20 anni che nessuno ci ascolta. Mi sono strappato la gola nel ripetere al mondo che tutti i paesi dovevano aiutare l’Afghanistan a liberarsi dai talebani e cosa è successo? In poche ore hanno riconquistato il paese e Kabul”.
Jahfar, in questi anni, ha partecipato a iniziative organizzate dalle comunità afghane presenti in Europa e più volte è stato anche a Bruxelles per sensibilizzare l’Europa. “I talebani uccidono – dice – mettono le bombe anche nelle moschee.
In Afghanistan siamo tutti islamici ma la nostra religione non dice questo. Noi vogliamo che le donne possano studiare, uscire, viaggiare. Da 20 anni tutti hanno messo soldi sull’Afghanistan e quale è stato il risultato? Chi c’è dietro a questa guerra che non si è mai fermata. Chi ci guadagna?”. (ANSA).

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