«L’attribuzione delle funzioni alle Città Metropolitane non può essere demandata alla contrattazione con le Regioni perché questo costituisce uno dei limiti più evidenti per lo sviluppo dei territori ed una delle maggiori criticità della legge Delrio. Se Atam, azienda del trasporto pubblico di Reggio Calabria, deve continuare a sottostare al chilometraggio imposto da altri livelli decisionali, diventa difficile pensare ad una crescita della società e dei servizi lungo tutto l’asse metropolitano. Questa è una delle conseguenze del mancato trasferimento delle deleghe da parte della Regione». Così, il sindaco Giuseppe Falcomatà, ha affrontato la questione della pianificazione dei trasporti all’interno del seminario “Città e sistemi urbani – La sfida della complessità territoriale”, organizzato dalla Scuola superiore di Scienze delle amministrazioni pubbliche e dal Dipartimento di Scienze politiche e sociali dell’Unical. Uno spunto accolto con attenzione e interesse dai relatori dell’evento accademico, fra i quali i docenti dell’Università Bicocca di Milano, Matteo Colleoni e Luca Daconto, dell’Università di Catania, Eliana Fischer, dell’Unical, Massimo Zupi, ed i sindaci di Cosenza e Corigliano-Rossano, Franz Caruso e Flavio Stasi. Nel ringraziare Vincenzo Fortunato, direttore del della SSSP, Giap Parini, direttore del Dispes, e Gilda Catalano, docente Unical e moderatrice del confronto, Giuseppe Falcomatà ha affrontato i processi di crescita, dal punto di vista urbanistico, che hanno interessato l’esperienza reggina negli ultimi anni: dall’approvazione, dopo 50 anni, del Psc e dei diversi strumenti di pianificazione fino al via libera del più ampio contenitore rappresentato dal Masterplan.
Il sindaco Falcomatà, soffermandosi sul complesso sistema normativo italiano, ha sottolineato «l’importanza del dialogo interistituzionale». «Di fronte a percorsi e opportunità di crescita dei nostri territori e delle nostre comunità – ha detto – bisogna remare tutti dalla stessa parte, senza primogeniture, distinzioni o appartenenze politiche».
«Utilizzare gli strumenti di pianificazione urbana a disposizione dei Comuni e delle Città Metropolitane – ha ribadito – consentono di avere idee chiare su cosa e come fare per raggiungere l’obiettivo di una città policentrica, dove i quartieri sono dotati di tutti di servizi ed ogni cittadino può programmare il proprio destino. Non basta, però, avere una città organizzata, ma serve costruire servizi urbani che possano essere attrattivi soprattutto per gli investimenti».
Il confronto si è, quindi, concentrato sulle Città Metropolitane e su quello che, per il sindaco Falcomatà, si traduce in «un problema di sistema che investe direttamente la “legge Delrio”, entrata in vigore 11 anni e la cui revisione è ormai improcrastinabile». «Penso alla distribuzione delle risorse – ha spiegato – che non possono essere definite in base al numero della popolazione delle Città Metropolitane senza tener conto dell’estensione territoriale delle stesse. Reggio Calabria pur essendo la più piccola delle 14, è quarta per grandezza con una rete di trasporti impossibile da manutenere se non adeguatamente supportata da finanziamenti all’altezza di quelle sfide che possano renderla più efficace ed efficiente. La legge Delrio, quindi, dovrebbe essere rivista, a partire dalla necessità che le deleghe e le competenze delle Città Metropolitane siano definite a monte e non demandate alla contrattazione con le Regioni. Lì il legislatore deve avere un’idea chiara di cosa sono le Città Metropolitane e quali servizi possono svolgere meglio come ente di prossimità. Noi siamo caso a parte perché qualche delega ce l’avevamo e ce l’hanno pure tolta».
Giuseppe Falcomatà ha anche ragionato rispetto alla Strategia Nazionale per le Aree Interne che, «pur essendo importantissima, sconta un forte ritardo accumulato dal susseguirsi di ben sei Governi diversi». Sollecitato sul tema delle Unioni dei Comuni, il sindaco di Reggio Calabria ha evidenziato come «queste non possano essere decretate su base volontaria, ma regolamentate da una legge nazionale che obblighi gli Enti, sotto un certo numero di abitanti, a unirsi». «Oggi – ha ricordato – esistono centri in cui i segretari comunali devono dividersi fra sei o sette Comuni differenti o dove il sindaco si trova costretto a dover svolgere anche il ruolo di capo ufficio tecnico o della ragioneria».
Parlando dell’evoluzione delle Città Metropolitane, Falcomatà ha, poi, indicato «l’Area Metropolitana dello Stretto come obiettivo che Reggio Calabria e Messina devono sforzarsi a raggiungere, nonostante il muro insormontabile di una Regione a Statuto ordinario ed un’altra a Statuto speciale». «E’ un elemento – ha detto – sul quale il legislatore deve lavorare per superare la difficoltà di rendere fattivo e concreto il concetto di area metropolitana».
Il sindaco Falcomatà all’Unical alla Scuola superiore di Scienze delle amministrazioni pubbliche: «Città e Sistemi urbani, ecco come sta cambiando Reggio Calabria»
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